The Knife e Fever Ray: se avessi un cuore...
A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow
Non saprei nemmeno dire quante volte abbia ascoltato Silent Shout, celebre e meraviglioso disco dei The Knife. E non saprei dire in quante situazioni diverse le note di Marble House mi abbiano accompagnato e di quante emozioni differenti siano state la colonna sonora. Così come non c’è un numero che quantifichi le volte in cui abbia ballato più o meno malinconicamente guardando il video di Pass This On. Non credo esista playlist nel mio Spotify in cui non compaia un brano dei The Knife e di Fever Ray. Questo ovviamente ha a che fare con il gusto personale (ho una passione quasi ossessiva per la voce di Dreijer Andersson), ma anche con una capacità che riconosco a pochi artisti di riuscire a rendere semplice e pop qualcosa che ha contenuto, estetica, gusto e un incredibile luce artistica nella quale si respirano emozioni e visioni assolutamente ricercate e non di massa.
I The Knife, fratello e sorella, ormai fermi con la loro produzione dal 2013, sono sempre stati sfuggenti e lontanissimi dai riflettori, anche quelli delle performance live. Riporto qui uno dei miei video preferiti di una delle loro rare performance, a dir poco da pelle d’oca.
Fever Ray, il progetto solista di Dreijer Andersson, ha inizialmente portato avanti questa “tradizione”, per poi scegliere di esporsi maggiormente con il suo ultimo lavoro Plunge. Tuttavia rimane quanto di più lontano dall’immaginario comune di una “pop star”, nonostante sia sicuramente tra le più grandi artiste dell’electropop attuali (per mio gusto la più grande, insieme ovviamente a Bjork).
Una delle cose più evidenti del primo disco di Fever Ray (omonimo) è il legame con il nord. Si respira il freddo delle foreste svedesi (la sua terra), si sente pulsare il cuore del bosco con i suoi segreti e i suoi misteri. Infatti il brano If I had a heart (uno dei miei preferiti) è stato utilizzato come colonna sonora per la serie televisiva Vikings (bellissima tra l’altro) e non poteva essere scelta più indovinata. Riporto qui il video originale, in cui si respira al massimo l’atmosfera del disco, scuro, pagano, introspettivo.
Nel 2017 è invece uscito solo in formato digitale Plunge. Un’immagine completamente diversa, un richiamo al disturbo mentale e una tematica molto differente dalle precedenti, legata alla sessualità, in chiave di rivoluzione politica e sociale. Un altro capolavoro.
Insomma, if I had a heart, se avessi un cuore… Eccome, il cuore c’è e si sente e, cara Drejeer, dubito che qualcuno possa ascoltarti senza sentirlo battere insieme al tuo, nel tuo mondo che è solo apparentemente freddo, algido e buio. Le tue strade vuote sono quelle in cui anche io amo camminare e sono sicura che in quel non luogo spesso ci si incontra nella magia di un suono.
Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.