STORIES: Sylvia Plath

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Ci sono dei momenti in cui leggere Sylvia Plath è come ricevere l'abbraccio di un'amica. Altri in cui riapre delle ferite. Altri ancora in cui le cura. Sicuramente in sua compagnia non ci sono mai momenti senza emozioni.
La storia di Sylvia è molto nota, una vita non semplice, accompagnata da una forte depressione e da relazioni complicate, tra cui quella con Ted Hughes, anche lui poeta, ma anche marito infedele e violento. E un triste finale con un suicidio a soli trent'anni.
Le poesie di Sylvia sono intense quanto la sua vita. L'oscurità che si è portata dentro come un bagaglio pesante e ingombrante emerge con potenza nei suoi versi. Non è delicata, ma estremamente diretta. Usa parole sanguigne, concrete, a volte quasi violente.
Una donna con una vita difficile, ma che è stata in grado di comunicare in modo così emotivo ed universale da diventare un riferimento nel mondo della poesia moderna e contemporanea. Detesto chi dice "nonostante" fosse depressa, "nonostante" fosse malata. Non c'è nessun nonostante, la sua unicità passa anche da quello e il sentirla vicina passa attraverso tutta la fragilità e la complessità di un animo in eterno conflitto, che è poi l'animo di molti. Non ci sono solo parole d'amore, non c'è solo delicatezza e dolcezza, questi sono luoghi comuni sul lavoro artistico delle donne. No, qui c'è l'accesso ad un mondo intero, fatto sicuramente di luce, ma anche di ombra. Al punto che l’ultima raccolta di sue poesie, Ariel, pubblicata postuma dal marito, è stata oggetto proprio da parte di Ted di un’ingiusta e probabilmente molto interessata “pulizia” e depurazione dei suoi versi, considerati da lui troppo estremi. Questo ci dice molto di quanto Sylvia con le sue poesie, potesse spaventare, quanto fosse unica nel suo lavoro, così distinguibile, unico, potente, controcorrente. Ed anche per questo Sylvia oggi è un simbolo per molte donne, un punto di riferimento, un modello.

Tra le cose che mi colpisce maggiormente delle poesie della Plath è la capacità di far emergere chiara e forte la sua emotività, la sua umanità e i suoi stati d’animo così variabili. Nei suoi libri ci sono dei momenti in cui ti sembra di essere in viaggio in un mare tumultuoso, a volte tranquillo e accogliente, tante altre impetuoso, spaventoso, altre violento, altre semplicemente ed immensamente nero e triste. E puoi capire dalle sue parole quando il nero diventava per lei pesante, insostenibile. Ecco una poesia che adoro, una goccia del suo mare in tempesta.

Io sono verticale (1961) di Sylvia Plath

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un’aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.

Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto –
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.

Alice K.


STORIES è una rubrica dedicata a grandi storie del passato che possono ispirare il tuo presente.

 
Marco Mandrino