STORIES: Martin Buber
Filosofo di famiglia ebrea, nato a Vienna e vissuto in Germania fino all'avvento del Nazismo, per poi trasferirsi a Gerusalemme.
Buber era un filosofo, ma i suoi scritti contenevano la bellezza della poesia, più che la freddezza del ragionamento speculativo. Il suo insegnamento rimane fondamentale ancora oggi. La sua filosofia si basa sull’idea dell’essere umano non come una sostanza a sé. L'uomo, secondo Buber, è la trama fittissima di relazioni che instaura con ciò che lo circonda. Ciò che Buber non poteva sapere, ma che mi piace immaginare abbia intuito riguardo la nostra essenza, è che siamo effettivamente delle reti senza un centro. Anche interiormente, dove siamo più spazio che sostanza, non abbiamo probabilmente un “Io-Vero Sé” centrale, ma siamo il risultato di miliardi di entità (reti neuronali) che interagiscono tra loro.
L'insegnamento più grande di Buber è però esplicito. La qualità della nostra vita non è data dal numero di rapporti che instauriamo, ma dalla loro qualità. Lui utilizza due categorie che chiama “Io-Tu” e “Io-Esso”. Con “Esso” non intendeva le “cose”, ma le relazioni con ciò che è altro, svuotate di umanità e soggettività e solo quantitative. Queste relazioni sono esattamente il tipo di relazioni che si sviluppano con il digitale ed il virtuale. Relazioni che hanno solo una finta parvenza di umano e che sono destinate a svuotarsi totalmente. Chi desidera salvare la sua essenza e la sua bellezza non deve fare altro che ritornare alla relazione in presenza dove ci si guarda negli occhi, ci si tocca, ci si abbraccia, ci si prende a schiaffi e ci si bacia.
Due sguardi che si incrociano incontrano in realtà l’eterno, dove lo spazio ed il tempo smettono di esistere.
m.m.
STORIES è una rubrica dedicata a grandi storie del passato che possono ispirare il tuo presente.