STORIES: Alda Merini

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Alda Merini è un riferimento come donna. Come poetessa e scrittrice. Come persona.

La sua sensibilità ha qualcosa di magico ed ultraterreno e allo stesso tempo di estremamente concreto e vicino alla vita di tutti. Ha avuto l’enorme capacità di scrivere poesie che parlassero un linguaggio universale, in grado di toccare in profondità l’animo anche di chi non ha familiarità con queste forme espressive. E questa per me è la sua prima ed immensa forza.

La poesia non sempre arriva in modo diretto, a volte si allontana dal sentire per arrivare in sfere più intellettuali e cerebrali. Molto spesso l’uso di un linguaggio complesso rende il tutto criptico e non facile da comprendere. E ancor più che il comprendere, non sempre facile da sentire.

Le sue poesie sono per me esattamente l’opposto. Si sentono sul corpo che trattiene il respiro, sulla pelle che accoglie i brividi, negli occhi che si inumidiscono di lacrime. Questo perché Alda ha avuto questa immensa capacità di rendere la propria storia universale. Il proprio vissuto, il suo dolore, le difficoltà incredibili che ha passato nella vita, non l’hanno allontanata, ma anzi, l’hanno avvicinata al resto dell’umanità, nell’apice massimo di un’empatia naturale, viva, potente.

La malattia psichiatrica è un vero inferno. Come molte altre malattie, ma con alcuni risvolti peculiari che rendono tutto estremamente doloroso e buio, in cui è così facile perdersi nella solitudine e nell’isolamento. Gli ospedali psichiatrici sono luoghi difficilissimi e lei ci ha trascorso circa 18 anni, uscendo ed entrando in momenti diversi della sua vita. Spesso la credenza superficiale e un po’ sciocca che il malato di mente sia in realtà un grande artista o un genio incompreso, è una storiella che ci raccontiamo per cercare di sentirci meglio innanzi tutto con noi stessi. Succede, ma a fronte di un caso così, ce ne sono migliaia e migliaia in cui invece la malattia ti prende e basta. Senza nessun lieto fine reale. Ed è più facile che alcune esperienze estreme e negative ti portino ad essere incazzato nero con il mondo intorno a te e che queste esperienze ti disumanizzino, rendendoti cinico, senza speranza, senza luce, senza forza. È una cosa che non vogliamo mai raccontarci, dobbiamo sempre credere che la sofferenza renda migliori, per stare meglio, per superare le difficoltà e per rialzarci dopo le cadute. Ma non è così. Certi dolori, certi traumi, avvengono e basta. Non migliorano proprio nulla. Non ti rendono meglio, ti indeboliscono, ti affossano, a volte ti uccidono. Ed è lì che le persone come Alda sono vicino a te a farti rialzare. È lì che avere un modello di donna come lei, può portarti a migliorare te stesso.

Questo è un aspetto di Alda che per me è uno dei più importanti: ha tramutato in qualcosa di prezioso, immenso, eterno delle esperienze che avrebbero fatto deragliare chiunque, verso un nero senza ritorno. E non solo, è anche la speranza di rialzarsi e continuare a credere nella vita per tante persone che nelle sue parole trovano la forza di provare a stare bene ancora per un giorno e poi un giorno ancora.

La sua luce era così forte, che illumina ed illuminerà ancora tutti noi. Non l’hanno spenta la guerra, gli ospedali psichiatrici, i problemi familiari, il disturbo bipolare e la depressione, ma anche il non riconoscimento del suo lavoro, che è arrivato tardissimo, dopo una vita fatta con molta meno considerazione di quanta meritasse. Ha avuto in più momenti alcune crisi mistiche e questo non mi stupisce, perché sembra davvero essere in qualche modo oltre a questo mondo.

E, cara Alda, che tu sia stata sempre oltre anche quando eri a camminare su questa terra, lo dimostra ogni aspetto della tua vita e della tua poesia. E nell’universalità della tua umanità infinita, riecheggeranno sempre le tue parole.

Alice K.

Ho bisogno di sentimenti di Alda Merini

Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.


STORIES è una rubrica dedicata a grandi storie del passato che possono ispirare il tuo presente.

 
Marco Mandrino