Japanoise: dal Giappone con rumore

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A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow

I giapponesi, si sa, quando si tratta di spingere l'acceleratore sull’estremo non sono secondi a nessuno. O forse la loro cultura è così lontana e differente dalla nostra che la sensazione è questa ed in realtà qualcuno in Giappone sta scrivendo esattamente la stessa cosa sull’Italia, ma insomma tenderei ad escluderlo. Ed è per questo che molte ispirazioni mi arrivano dall’Estremo Oriente, sia dal punto di vista cinematografico, che artistico, che letterario. E ovviamente musicale.
Quello che vorrei fare oggi è guidarvi in un viaggio in un panorama che se non conoscete sicuramente vi lascerà a bocca aperta. O almeno questo è stato l’effetto che ha fatto a me anni fa quando lo scoprii. Vorrei parlarvi del Japanoise. Ovviamente ricordo che sono pillole e quindi questa sarà una brevissima introduzione di un mondo di per sé incredibilmente vasto, che ha le sue origini negli anni ‘80, il suo sviluppo nei ‘90 e tuttora è assolutamente attivo.
La matrice del nome è chiara. Japan come Giappone. Noise come rumore. E infatti questa è la personalissima interpretazione giapponese della musica noise.
In Occidente il noise ha nel tempo assunto mille sfaccettature. Quella più conosciuta è sicuramente il noise rock in stile Sonic Youth, ovvero uno stile musicale che utilizza stilemi tipici del rock fondendoli con rumori più o meno distorti e violenti. Ma abbiamo anche un’ampia scena noise elettronica, in cui si gioca sui confini tra suono, musica e rumore. E qui il ventaglio è ampio, da progetti più “fighetti”, dove i rumori sono un sottofondo a volte secondario, a quelli in cui il rumore la fa decisamente da padrone.
Secondo voi, in un’ipotetica scala noise in cui allo 0 c’è il rumore di una goccia che cade delicatamente nell’acqua e il 10 è un martello pneumatico che trapana l’asfalto rovente sotto casa vostra, dove si colloca il Japanoise? La domanda è volutamente ironica. Da uno a dieci, direi circa 100. Esatto. Il Japanoise è solo rumore, quasi sempre senza nessun tipo di melodia. Ma non solo: è il rumore più assordante, estremo, disturbante che si possa immaginare. Da far sanguinare le orecchie. Avete presente quando ad un concerto parte per errore un feedback assordante e tutti si tappano le orecchie? Ecco, quello, ma con il volume più alto.

hanatarash

Per gli amici giapponesi però questo non è ovviamente sufficiente. Se una cosa è estrema, deve esserlo fino in fondo. E con fondo intendo proprio il fondo. E qui non si possono non citare gli Hanatarash, considerato il gruppo più pericoloso di sempre. Al punto che per partecipare ad un loro concerto, si doveva firmare una liberatoria in cui si dichiarava di essere consapevoli che sarebbe potuto succedere di tutto, anche morire. Al punto che ad un live affittarono un bulldozer con cui distrussero il locale dove suonavano. Al punto che Yamatsuka Eye (il “cantante”) quasi si amputò una gamba con una motosega che aveva legato alla schiena.

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Ma anche i Gerogerigegege sono degni di menzione in fatto di stravaganze. Un duo composto da Juntaro Yamanouchi, il cui ruolo è quello principalmente di produrre rumore, e Gero 30 (all’anagrafe Tetsuya Endoh), il cui ruolo è quello di masturbarsi sul palco, ma anche darsi ad atti ancor più disgustosi, come nutrirsi dei suoi escrementi. Diciamo più o meno la versione giapponese degli 883 ai tempi di Mauro Repetto. Il loro capolavoro è sicuramente Tokyo Anal Dynamite, composto da 75 brani, praticamente identici, che iniziano con Juntaro che dice il titolo di un brano, conta il tempo “1-2-3-4” e poi c’è un baccano infernale di pochi secondi e si passa al brano dopo. Ah, ovviamente si tratta di cover di brani superpopolari. Da Light My Fire a Boys Don’t Cry.

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In termini di stranezze citerei anche Merzbow (Masami Akita), padre del genere, tra i nomi sicuramente più illustri, che pubblicò un album in un’unica copia, sigillata e bloccata all’interno dello stereo di una BMW, che riproduceva il disco ad ogni riavvio della macchina. Quindi inscomma, se volevi il disco, dovevi comprare l’auto.

Mi è capitato di vedere alcuni concerti di Japanoise e di condividere il palco proprio con Merzbow. La prima volta che lo vidi, il suo live fu a livello sonoro talmente violento che ebbi la nausea per diversi giorni. Sì, le vibrazioni erano talmente forti che mi si muoveva la faccia. Ma soprattutto le budella e in particolare lo stomaco. Uno dei pochi concerti che ho dovuto vedere con i tappi alle orecchie, perché insostenibile (chi legge le Black Pills o mi conosce, sa che sostengo abbastanza bene il rumore, per cui è un evento piuttosto straordinario). Quando ho condiviso con lui il palco, ero a Manchester e aprivo il suo concerto. Fece almeno due ore di soundcheck che consisteva in un muro di suono sempre identico e violentissimo, creato con decine e decine di pedali. Ancora oggi non mi è chiaro a cosa servisse un soundcheck così lungo. Personaggio a dir poco bizzarro, possiede al massimo un’espressione facciale (ovviamente non felice), non parla se non in casi di estrema necessità, indossa la mascherina da molto prima che fosse di moda (soprattutto se passa accanto a qualche fumatore) ed è estremo anche nel veganesimo ed animalismo, di cui è un supporter a dir poco fondamentalista.
Un altro live che ricordo fu quello degli Incapacitants. Un duo composto da un banchiere e un funzionario statale, oltre che produttori di rumore assordante. In quell’occasione uno di loro si gettò dal palco, cadendo dolorosamente e contorcendosi dal dolore, tra le facce più o meno incredule del pubblico.

Vorrei citare anche altri progetti fondamentali, come Masonna, paladino del genere, che tende a gettarsi per terra, talvolta anche da notevoli altezze, in una sorta di danza/convulsione perfetta per accompagnare la violenza del suo suono. Ci sono poi anche progetti lievemente meno estremi e sicuramente più noti, contaminati più con il punk che con l’elettronica, come Melt Banana o i Boredoms. Cito anche Hijokaidan, CCCC, Astro, KK Null e gli Zena Geva, ma i nomi sono davvero tantissimi, con anche diverse sfaccettature sonore, da alcuni che fanno muri di suono quasi drone con pochissime variazioni, ad altri con rumori casuali schizzatissimi, altri ancora usano la voce, in alcuni rari casi troviamo anche una sorta di forma canzone.

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Sono quasi sicura di avervi incuriosito. Non è facilissimo partecipare ai live di questi personaggi, ma sarete felici di sapere che esiste una foltissima schiera di appassionati del genere in Italia che producono harsh noise, quindi rumore estremo, e che offrono esperienze altrettanto divertenti. Uno su tutti, Nicola Vinciguerra, caro amico di vecchia data, che con il progetto Fecalove è tra le migliori espressioni del genere su suolo italico. Ma anche Fabrizio De Bon, in arte Fukte. Qui però si apre un altro capitolo, che rimando ad un’altra pillola. Nel frattempo chissà se il Giapponese che sta scrivendo dell’extreme culture all’italiana avrà capito quale era il ruolo di Repetto negli 883.


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Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.

 
Marco Mandrino