Rumore e anima: Prurient

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A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow

Dominick Fernow è un nome molto noto tra gli appassionati di rumore e sperimentazione sonora, ma non solo, perchè con i differenti progetti di cui è autore, traccia una linea trasversale che va a toccare realtà estremamente diverse tra loro. Prurient, Vatican Shadow, Rainforest Spiritual Enslavement i suoi progetti musicali attuali, Hospital Productions la sua etichetta indipendente, nata nel 1998, quando DF aveva solo 16 anni. 

Prurient è sicuramente il progetto con cui DF sperimenta il rumore, il lato più aggressivo, oscuro, estremo del suono. Vatican Shadow è la sua anima più elettronica, da dance floor "sofisticati". Rainforest Spiritual Enslavement il suo progetto più ambient e di atmosfera. Nella sua carriera, numerossisime le collaborazioni (Philip Best, John Wiese, Wolf Eyes, ecc), le partecipazioni ad altri progetti (come Cold Cave) e davvero ricchissima la sua discografia.

La pillola di oggi è per Prurient, una delle anime di Dominick, la prima, quella che preferisco. I primi dischi sono del 1998, anno in cui era davvero un ragazzino e in cui il rumore era assolutamente dominante e talvolta quasi insostenibile. Amplificatori, pedali e feedback. Nessuna speranza di melodia o di trovare qualche suono meno indigesto. La metamorfosi di questo progetto negli anni è stata notevole, ricercando una forma sonora maggiormente curata, pensata, definita ed emotiva, pur mentendo un'anima rumorosa ed estrema. Bermuda Drain del 2011 è sicuramente un disco che ha segnato un punto di svolta, in cui in diversi brani si ritrova una sorta di forma estetica più finalizzata ad un concetto che all'impatto sonoro violento. E infatti per alcuni "duri e puri" è un disco fin troppo melodico, dove ci sono "addirittura" i sintetizzatori. Tuttavia c'è chi, come me, adora questo disco, nel quale l'oscurità dei testi, delle voci, delle distorsioni, dei suoni anche più elettronici, ti conducono verso l'interiorizzazione di una storia tragica, di cui vivi anche il lato maggiormente emotivo e comunicativo.

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Dominick è sicuramente un personaggio che  divide, proviene e fa parte di una scena di musica "estrema", il noise, la power electronics, generi musicali dove talvolta è difficile trovare lo spazio per il cambiamento e per mostrare lati differenti della propria creatività. A lui il grande merito di essere riuscito in questo a coltivare differenti aspetti della sua concezione sonora, uscendo da quelle che sono le linee più intransigenti del genere, ma mantenendo comunque una forte credibilità anche all'interno della sua scena d'origine. E anche il merito di aver trovato una strada comunicativa maggiormente intellegibile, che gli ha consentito nel tempo di trovare spazi e pubblico ben più vasti di quelli a cui si è abituati in certi contesti, definiti appunto "di nicchia". La Hospital Productions è una delle etichette di riferimento del genere, che negli anni è diventata sempre più conosciuta e apprezzata. 

Quindi insomma, spazio alle contaminazioni, all'apertura, alla sperimentazione appunto. Spazio per coltivare quello che amiamo, al di là dei confini di genere più o meno netti che non possono e non devono definire gli artisti, come molto spesso accade.

Per orientarsi nella discografia molto vasta di questo artista, consiglierei sicuramente di ascoltare alcuni dei primi lavori, magari non integralmente se non si è abituati al genere, ma per entrare nella cifra stilistica maggiormente estrema e rappresentativa degli anni della gioventù; per poi muoversi su dischi dal 2005 al 2008 dove troviamo un'onda di suoni estremi e potenti, per esempio in Black Vase, Cocaine Death, Pleasure Ground; per poi spostarsi su alcuni dei dischi dell'ultimo decennio, dove arriviamo a una complessità notevole e ad ulteriori mutazioni sonore, come il già citato  Bermuda Drain e l'eccellente Frozen Niagara Falls (del 2015, per molti il suo disco più bello)

Questa un'ottima "guida" per chi si approccia a questo artista
www.electronicbeats.net

E qui un'intervista di Vice, in italiano
www.vice.com


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Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.

 
Marco Mandrino