Rilke ed il canto della vita

 

A quasi 150 anni dalla sua nascita, Rainer Maria Rilke rimane uno dei più grandi poeti e cultori del Bello e della vita che la storia ricordi.

Definiva il vero Amore come “due solitudini che si proteggono”.

Per scrivere anche un solo verso, ammoniva:“Bisogna sentire come volano gli uccelli e sapere i movimenti con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna poter ripensare ai cammini in contrade sconosciute, agli incontri inattesi e non basta avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono molti, ed avere la pazienza di attendere che tornino. Ma oltre ai ricordi ci vogliono esperienze che diventino in noi sangue, sguardo e gesto … solo allora si è pronti per un verso.” Colui che sa in pratica carpire la bellezza ed esprimerla è uno in grado di contemplare e vivere la vita allo stesso tempo, un essere perso nell’azione e contemporaneamente in grado di osservarla.

Riguardo alla vita rifletteva che “la morte è la tacita complice di ogni cosa viva” ovvero per essere realmente vivi è necessario essere in intimità con la morte.

Questo piccolo contributo è per ricordarne la grandezza, per celebrare una delle meravigliose espressioni della nostra storia e del nostro tempo.

m.m.

 
Marco Mandrino