Lingua Ignota: l'inno dei sopravvissuti
A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow
È strano trovarmi a scrivere di Lingua Ignota, la sensazione è davvero quella dell’indicibile, di essere di fronte a qualcosa che le parole non possono descrivere. La scelta del nome di questo progetto musicale così potente non poteva essere più giusta. La Lingua Ignota è un sistema alfabetico ideato nel XII secolo dalla badessa Ildegarda di Bingen che lo utilizzava per fini mistici. Un linguaggio misterioso, con un alfabeto di 23 lettere, di cui troviamo traccia in solo due antichi manoscritti, che contengono i vocaboli di questa Lingua Ignota. Semplificando molto il discorso, che non vuole essere di archeologia semantica, ma di musica e arte, mi piace immaginare questa lingua come l’invenzione di una donna che non trovava nelle parole esistenti la forza sufficiente per andare oltre. Una lingua per superare la realtà.
Quando ascolto Lingua Ignota è esattamente questo che trovo. Una donna incredibile che ha trovato un linguaggio per andare oltre alla realtà. Kristin Hayter è nata nel 1986 in California, che ha poi lasciato per trasferirsi in Rhode Island. Poco da dire: la sua vita non è stata facile. Per niente.
Una vita di violenza, di abusi, di anoressia, di emarginazione. Una giovinezza trascorsa tra scuole cattoliche e cori ecclesiastici, ma anche tra le mura di una casa dove subiva violenza domestica. Una vita che prosegue con uomini che abusano di lei, “uomini” che si rivelano torturatori violenti. Una vita accompagnata da gravi disturbi alimentari, che la portano in fin di vita. Una vita di urla e di dolore. E per raccontare una vita così non è necessaria una Lingua Ignota. È purtroppo una lingua comune a così tante donne. A così tante persone. Purtroppo il dolore può diventare insopportabile. La violenza subita nell’infanzia resta e ritorna, come un rigurgito potente che si ripropone anche in età adulta. Perché è la tua lingua, quella che hai imparato da piccola.
Ma poi c’è chi questa lingua la distrugge. Una donna di una forza incredibile, in grado di scrivere una tesi di laurea di 10.000 pagine che pesa quanto lei (lo fa apposta). Un donna in grado di massacrare la sua storia e gridarcela così forte addosso, da sentirla dentro di noi. È lei la nostra badessa Ildegarda che ricerca una Lingua Ignota che sia oltre l’umano. Kristin trova la sua. Che diventa la nostra. Le sue grida sono strazianti. Davvero. Quasi insostenibili. Il suo canto lo definisce l’inno dei sopravvissuti, ed è quello che è. La sua forza è la forza di tutti i sopravvissuti che non hanno trovato la loro Lingua Ignota per gridare il male che hanno dentro. E la sua potenza diventa catartica.
Non ci sono parole per descrivere la musica di Lingua Ignota, bisogna solo ascoltare. Il suo canto si fa da lirico, a struggente e di una violenza inaudita, arrivando allo scream del Black Metal. La musica passa dal pianoforte classico al noise più violento. L’atmosfera è di dolore estremo, che si fa in alcuni momenti tangibile, materico. Come se lo potessi toccare.
Non è un ascolto facile. Non solo perché può essere ostico musicalmente, ma perché sanguina di dolore e non si può non sentire.
Non voglio raccontare altro, non occorre. Una produzione recente, iniziata nel 2017 con l’album Let The Evil Of His Own Lips Cover Him, e che ci ha portato già due album di grande intensità All Bitches Die (2017) e Caligula (2019).
Per il resto, lasciate solo che la musica faccia il suo lavoro e che la lingua ignota di Katryn diventi per qualche momento anche la vostra.
Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.