Less is more: Ambient Music

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A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow

La definzione di musica ambient è stata chiaramente esposta da uno dei suoi padri fondatori ed esponenti di maggior calibro, Brian Eno, che ne coniò anche il nome. Nel 1978 quando uscì il celeberrimo Ambient 1 - Music for airports descrisse quello che era il suo intento, distinguere con il nome ambient quella musica in grado di poter essere un sottofondo quasi non percepito così come invece essere ascoltata attivamente, senza compromessi di qualità, ma con la specifica caratteristica di poter essere in qualche modo ignorata perchè parte di una situazione stessa, dal punto di vista sia del suono, ma anche dell'emozione. Una musica in grado di fondersi con un contesto, con un ambiente appunto.

E' importantissimo distinguere dal punto di vista qualitativo la musica di sottofondo dalla musica ambient. Per questo Brian Eno ne coniò un termine specifico e sottolineò sempre questa profonda differenza, per distanziarsi dalla cosidetta musica da ascensore o muzak, musica per gli spazi pubblici, molto spesso musica leggera, jazz, easy listening, da centro commerciale. Ecco, l'ambient non è questo.  "Mentre le compagnie di musica preconfezionata ancora esistenti procedono dalla base di regolarizzare gli ambienti mettendo a tacere le loro idiosincrasie acustiche ed atmosferiche, la musica Ambient intende metterle in evidenza. Mentre la convenzionale musica di sottofondo è prodotta strappando via ogni senso di dubbio e incertezza (e così tutto l'interesse genuino) dalla musica, la musica Ambient trattiene queste qualità. E mentre la loro intenzione è di “far brillare” l'ambiente aggiungendogli stimoli (così supponendo di alleviare il tedio delle attività di routine e di livellare i naturali alti e bassi ai ritmi del corpo), la musica Ambient intende indurre calma e uno spazio per pensare. La musica Ambient deve essere capace di andare incontro a numerosi livelli di attenzione nell'ascolto senza esaltarne uno in particolare; deve essere tanto ignorabile quanto è interessante." (Brian Eno, 1978)

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Le influenze di Brian Eno si ritrovano in quella che era la musica classica contemporanea e la musica minimalista, stili di musica nati tra gli anni '50 e '60 che destrutturavano il suono convenzionale della musica classica, riducendolo spesso a microsuoni e arrivando fino al silenzio. Ricordiamo per questo in particolare John Cage che nel 1952 compose 4'33'': un'opera che consisteva nel NON suonare nulla per quella durata, con l'idea di poter ascoltare il silenzio, fino a che esso non sia interrotto da qualcosa, togliendo la centralità dell'uomo che agisce e produce suono, e portando alla considerazione che il silenzio di per sé non esiste. Tutto produce suono all'interno di un ambiente, tutto produce una particolare vibrazione e, seppur non ascoltiamo, sentiamo sempre. Il silenzio non esiste, tutto suona anche se nessun musicista sta suonando. E se il suono di per sé non esiste se nessuno può sentirlo, se nessun timpano vibra, ritornando alla centralità dell'uomo per l'esistenza della musica, focalizzandoci sul silenzio tutto si ribalta.

In ambito ambient nei decenni si sono aggiunte sfaccettature, sottogeneri, sonorità differenti. Avendo questa sorta di caratteristica mimetica, non è difficile immaginare che a seconda dell'ambiente che andiamo a cercare, si sviluppino sonorità completamente differenti. Da ambienti musicali rassicuranti, ci muoviamo in quelli più inquietanti, da musica perfetta per meditare o rilassarsi, a musica che crea scenari freddissimi, mortuari. Dalla musica per aeroporti a quella per i cimiteri, diciamo.

Troviamo per esempio l'ambient techno (terminologia poi mutata in IDM, Intelligent Dance Music), musica che utilizza le ritmiche tipiche della techno fondendole con le melodie e le atmosfere prive di ritmo dell'ambient, con artisti come Aphex Twin, B12, Black Dog ed etichette come la Warp o la Beyond.

Possiamo trovare la drone music, ovvero musica in cui il tappeto sonoro estremamente dilatato non muta praticamente mai, se non con estrema lentezza, diventando il protagonista stesso della composizione. E scopriamo che questi droni, suoni dilatatissimi, ampissimi, lunghissimi, che a volte sono presenti nei brani di altri generi e magari nemmeno ce ne accorgiamo, possono avere vibrazioni incredibili se ascoltati da soli. Possiamo sentirli vibrare in parti del corpo diverse, possiamo riconoscerne le frequenze riconoscendo quelle che sentiamo più nostre. Tantissimi artisti hanno creato brani in questo senso, e anche qui possiamo trovare sonorità incredibilmente differenti, dalla musica classica contemporanea e minimalista di La Monte Young a gruppi metal come i Sunn O))), passando dal japanoise di Merzbow.

Se cerchiamo ambienti più oscuri, misteriosi, decadenti, ossessivi, disturbanti, ci sposteremo verso il dark ambient, genere nato più recentemente, per descrivere l'ondata prodotta dalla casa discografica scandinava Cold Meat Industry. Da Lustmord, uno dei protagonisti assoluti del genere, a Raison D'Etre, dall'italiano Alio Die all'americano Robert Rich.

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E al di là delle etichette di genere, tanti artisti di livello incredibile, in grado di creare ambienti sonori in cui perdersi, ritrovarsi, emozionarsi, vivere. Cito alcuni tra i miei preferiti, lasciando ad ognuno la curiosità di voler approfondire un mondo così vasto e pieno di differenze.  William Basinski, famoso tra le altre cose per i suoi 4 album The Disintegration Loops, vecchi nastri di suo materiale, riversati su CD mantenendo il deterioramento del nastro nel tempo, con tutte le distorsioni e i vuoti. Alva Noto, artista sonoro tra i più noti al mondo, con installazioni sonore presenti al Gugennhheim Museum di New York, alla Biennale di Venezia, al Tate Modern Museum di Londra e collaborazioni con altri fondamentali artisti da Blixa Bargeld a Ryuichy Sakamoto e Ryojii Ikeda. La musica minimalista di Philip Glass, compositore di musica classica contemporanea, che ha collaborato con molti artisti, tra cui Brian Eno e David Bowie, con dischi composti quasi sempre unicamente da pianoforte fino a moltissime colonne sonore (The Illusionist, The Hours, Koyaanisqatsi, ecc).

Questa è davvero una piccola pillola per un genere immenso, ma vuole proprio essere questo, lo spunto per ricercare il proprio ambiente, la propria musica, il proprio suono. Ho sempre avuto la convinzione un po' romantica che ogni persona abbia delle proprie vibrazioni sonore, un proprio suono distintivo, e molto spesso la musica ambient che uno preferisce è il modo più semplice per riconoscerlo: quale è la musica che si accorda di più con il tuo ambiente, che è anzitutto interiore? E se a volte si fa fatica a riconoscere il proprio ambiente interiore, la musica ambient ci può aiutare in questo, per chi magari non conosce il proprio suono, può essere divertente scoprirlo in questo modo, ricercando quella musica che meglio di tutte si accorda con l'ambiente della propria anima.


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Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.

 
Marco Mandrino