La mia ricetta di Natale

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A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow

Il Natale non è un periodo facile per molti, tra cui la sottoscritta. Il clima festoso, familiare, giocoso, colorato e di buoni sentimenti confezionati e impilati sotto l'albero mi ha sempre fatto sentire a disagio, nonostante negli anni abbia imparato a conviverci. Certo, nel 2020 questo clima si sente meno per ovvi motivi, ma almeno per me, non modifica la ricetta di sopravvivenza al periodo natalizio che ho confezionato negli anni e che vorrei condividere nella pillola di oggi.

Partiamo dalla musica. Inutile dire che non sono un'appassionata di canzoni natalizie, tuttavia ho scoperto già in giovane età quale è la mia colonna sonora perfetta per il periodo natalizio: i Laibach. Gruppo sloveno nato nel 1980 e tuttora attivo, sono la componente musicale del collettivo NSK, il quale ha come focus centrale l'estetica totalitaria del potere in una rappresentazione folkloristica dell'oppressione del singolo in nome dell'omologazione tipica del regime. Tematica molto complessa da comprendere in maniera profonda, in quanto fortemente legata alle origini territoriali del collettivo e alla storia della loro terra. Tra provocazioni, messinscena ed estetica anni '20, il mix è abbastanza sconcertante e disturbante ed è necessaria una lettura altra per non fermarsi al piano più superficiale, che porterebbe molti ad etichettare il gruppo in maniera errata senza aver compreso il senso di quanto viene proposto. Dalla costruzione dello Stato NSK all'essere il primo gruppo occidentale a cui è stato consentito di esibirsi in Corea del Nord nel 2015, rimando ad ognuno l'approfondimento degli aspetti ideologici, se ce ne fosse volontà, per concentrarmi su ciò che posso realmente comprendere al meglio: la musica. I Laibach hanno una discografia ricchissima, data la lunga carriera, non solo per il numero di pubblicazioni, ma anche per la varietà di generi toccati. Con un sound legato al martial industrial, la voce inconfondibile di Eber (Milan Fras) spesso affiancata o sostituita da altre/i cantanti, e con moltissime collaborazioni di musicisti esterni al gruppo, troviamo nei primi dischi un industrial più rumoroso (Nova Akropola), altri con sound particolarmente elettronico (NATO), alcuni brani in cui al martial si aggiunge una certa cassa dritta che li rende decisamente ballabili (Tanz Mit Laibach all'interno dell'album WAT, per esempio, non lascia dubbi), dischi mix tra folk ed elettronica (Opus Dei),altri con un'impronta più rock (Jesus Christ Superstar), un album dedicato completamente agli inni nazionali (Volk, meraviglioso, dove troviamo anche la loro versione del nostro inno nazionale), passando attraverso delle cover stratosferiche come Life is Life, Final Countdown o Across The Universe. Ed è proprio quest'ultima la mia canzone del Natale per eccellenza, grazie ai suoi cori di voci bianche e al clavicembalo che sembra un carillon (lo so, non è esattamente Jingle Bells, ma è il massimo che riesco a fare).

E poi veniamo al cinema. Per me il film di Natale di sempre e per sempre è Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato, nella versione del 1971 di Mel Stuart, con un incredibile Gene Wilder. Psichedelia allo stato puro, un mondo magico, che mi riporta al paese delle meraviglie di Alice, dove si corre veloce sulla linea sottile che separa ciò che è strambo, colorato, fatato, canterino da ciò che è inquietante. Ammetto che una delle scene che trovo più disturbanti cinematograficamente, nonostante le visioni non proprio confortevoli a cui sono abituata, sono i  nonni di Charlie che vivono tutti e 4 insieme nello stesso letto senza mai alzarsi. Ma questo è un problema mio. Tra Hoompa Loompa e fiumi di cioccolato, questo è sicuramente il mio film di Natale. Aggiungo anche Nightmare Before Christmas e un po' tutti i film di Tim Burton, che ringrazio per portare il mondo più oscuro delle favole sul grande schermo  (anche se il suo Willy Wonka proprio non mi è andato giù). E anche se non siamo proprio a tema Natale, è per me il periodo perfetto per lasciarmi trasportare dalla poesia incantevole dei film anime di Hayao Miyazaki.

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E poi ovviamente una bella dose di film horror natalizi. Ce ne sono per tutti i gusti e ogni anno, a seconda di quello che si riesce a trovare, è il momento per scoprirne qualcuno di nuovo. Ne elenco alcuni, oltre al supercult Gremlins. Possiamo trovare fiabe nerissime come A Christmas Horror Story (2015); babbi natale spietati per esempio in Christmas Evil (1980) o in Natale di sangue (Silent Night, Dealey night) (1984); feste andate per il verso sbagliato come in Why Hide? (2018); elfi assassini e gnomi pericolosi, per esempio in Elves (1989) o del film omonimo del 2018 o in Gnome Alone (2015); gli zombie in Anna & The Apocalypse (2018); serial killer in Christmas Evil (1980); addirittura Jack Frost malefico nell'omonimo film di Michael Cooney (1997); uno scenario di una Lapponia disturbante in Rare Exports - A Christmas Tale di Jalamari Helander (2010); baby sitter poco rassicuranti in Better Watch Out (2016); psicopatici che perseguitano giovani studentesse in Black Christmas - Un Natale Rosso Sangue (1974); bambini che rovinano le feste a tutti in The Children (2008) e tanti, tanti, tanti altri. Molte di queste pellicole non sono dei veri e propri capolavori, diciamocelo, ma sicuramente intrattengono e divertono, almeno i Grinch come me, e tra uno e l'altro a volte salta fuori qualche piccola perla.

Nella mia ricetta c'è poi anche un libro, che non ha a che fare direttamente con il Natale, ma essendo ambientato in una freddissima Stoccolma, in un clima algido e nevoso, ma anche fiabesco e commovente, per me è l'ideale da rileggere in questo periodo: Lasciami Entrare di John Ajvide Lindqvist. E' una storia che difficilmente non commuove, nella sua dolcissima brutalità, con una ragazzina vampiro completamente lontana dallo stile vampiresco che possiamo immaginare. Ne esiste anche una trasposizione cinematografica molto valida, diretta da Tomas Alfredson del 2008.

E infine per i biglietti, gli auguri o altro, le immagini di Mark Ryden sono assolutamente perfette! Non solo opere a tema con serpenti dal volto di Babbo Natale e ritratti del Grinch, ma anche nella serie tutta virata al bianco e alla neve di The Snow Yak Show.

E tra vampiri, sangue, incubi e musica con estetica tra folk e "totalitarismo", ecco la mia ricetta del Natale. E da qui lo avrete sicuramente capito, per la mia famiglia non cucino mai io, credo nemmeno in questo strano Natale con i ristoranti chiusi. Buone feste a tutti!

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Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.

 
Marco Mandrino