Jan Švankmajer: surrealismo su pellicola
A cura di Alice Kundalini - She Spread Sorrow
Jan Švankmajer è un artista e regista ceco nato nel 1934, che se, come me, siete amanti di ciò che è onirico e surreale, non si può non adorare. Le sue pellicole sono dei veri capolavori del surrealismo, poco da dire, corrente artistica di cui fece parte attivamente negli anni '60 (Gruppo Surrealista Cecoslovacco). Le tecniche che usa sono tantissime, principalmente di animazione, che gli consentono di guidarci oltre la realtà che siamo abituati ad esperire. Stop-motion, marionette, timelapse e tanto altro, per condurci con il linguaggio cinematografico in un mondo altro, onirico, fiabesco, inquietante, divertente, dove non esistono le regole della fisica, ma dove la comunicazione arriva potentissima attraverso un linguaggio che arriva forte e chiaro, soprattutto dal punto di vista emotivo ed estetico.
Per Jan vorrei fare una pillola diversa, dove non racconto, ma lascio a lui e alle sue immagini, il condurvi in un viaggio divertente, emozionante, evocativo. Lasciate da parte la ragione e lasciatevi andare, pronti per vero e proprio sogno ad occhi aperti.
Cominciamo con il lasciarlo presentare: Autoportrait (1989)
E ora cominciamo a lasciarci trasportare con un estratto da una delle sue opere più celebri. In questo minuto, riesce tutte le volte a commuovermi: Passionate Discourse (dimensions of dialogue).
Qui potete vedere Dimension of Dialogue da cui è tratto il video sopra, uno dei 3 dialoghi che compongono il corto. Non preoccupatevi per la lingua, a Jan non occorre di certo la parola per mostrare dei dialoghi. Per molti, come Terry Gilliam, questo è un vero capolavoro del cinema, ispiratore suo e di tanti altri registi (gli amanti dei Monty Python riconosceranno facilmente questa fonte d'ispirazione).
Meat Love è davvero assurdo e divertente, in un minuto, una storia d'amore come non se ne vedono molte:
Il rapporto con il cibo torna e ritorna, qui la sua visione di una cena:
E del pranzo:
Se avete un quarto d'ora di tempo, godetevi questo che è uno dei suoi corti più belli: Down To The Cellar (1983)
E poi se volete proprio sognare, qui c'è un intero film, la sua versione di Alice Nel Paese delle Meraviglie, la mia opera favorita tra le sue. Lo troverete con una colonna sonora differente, ma da godersi a pieno comunque.
Se il viaggio vi è piaciuto, la cosa meravigliosa è che c'è tantissimo altro di suo da vedere (per esempio la sua straordinaria versione del Faust). E se avete proprio visto tutto, non preoccupatevi, questo è un viaggio che si può fare e rifare mille volte, notando sempre cose diverse e senza mai annoiarsi.
Black Pills è una rubrica che non vuole insegnare nulla. Ci sono libri, articoli, manuali che trattano biografie di artisti, film, opere d'arte in modo dettagliato ed esaustivo. Non è questo il caso. Le pillole nere sono piccoli scorci di panorami culturali e artistici a volte molto ampi che rappresentano la possibilità di approfondire tematiche che non appartengono totalmente alla cultura di massa, ma che si muovono su altri canali e altri circuiti. In un mondo dove la scelta è limitata spesso a ciò che è definito nel senso più ampio come pop, è vivamente consigliato assumere qualche pillola di colore diverso e scoprire magari qualcosa di nuovo, che in alcuni casi, come nel mio, può accompagnare per il resto della propria vita.