Il Calcio come dovrebbe essere
Si sono persi totalmente quelli che erano, e dovrebbero ancora essere, i valori alla base della tifoseria sportiva negli sport di squadra in generale e del calcio in particolare.
Se gioca, ad esempio, Genoa contro Torino, tutti i giocatori delle due rispettive squadre devono essere originari delle due città. Come, supponiamo, torinese dovrei sentirmi rappresentato dalla squadra i cui giocatori sono nati e cresciuti a Torino. La proprietà della squadra dovrebbe essere di uno o più torinesi così come la dirigenza. Solo a quel punto il tifo ha un senso. Diversamente a cosa si riduce? Diventa semplicemente essere tifoso degli interessi di un qualcuno che con la tua città e con te non ha nulla a che vedere e non gli importa assolutamente nulla.
Quando ero ragazzino andavo a vedere la squadra del mio paese che giocava in terza categoria. Conoscevo tutti i giocatori, l’allenatore, i dirigenti, ecc. Quando si giocava contro un paese vicino ne scaturiva una sana rivalità campanilistica. Per qualche ora era un “noi” contro “loro” e l’effetto di tutto questo era percepire il “noi”. Saldare così le relazioni comunitarie, festeggiare oppure recriminare tutti insieme, coralmente. Era uno dei tanti piccoli baluardi contro il nichilismo individualistico che oggi viene abbattuto appiattendosi ad intrattenimento.
Lo sport dovrebbe tornare ad essere quella “cosa lì”. Le star super-pagate sono null’altro che dei mercenari senza radici che non dovrebbero ricevere alcun nutrimento. Molti mercenari odierni si “svendono” persino come sostenitori di cause lgbt++** per poi andare a giocare nei paesi arabi, strapagati da una cultura refrattaria ad ogni diritto civile oltre che totalmente estranea alla cultura calcistica. Se vuoi tornare al calcio di una volta, sei tu per primo tifoso che devi prendere una decisione e smettere di contribuire e nutrire qualcosa che ti è totalmente estraneo, che ti sfrutta soltanto, fatto da esseri plasticosi che non hanno nessun amore se non per il loro ego.
m.m.