Apologia della manualità

 

Non lo scopro io oggi che gli italiani considerano ormai i lavori manuali come degradanti e chi in essi si cimenta, un gradino più in basso degli altri.

Tra i giovani poi spopola l’idea di fare l’influencer o simili. Si finisce di considerare più “sveglio” chi si vende su siti come Onlyfans piuttosto che un onesto lavoratore manuale. Non è oggetto di questo post ma voglio sottolineare che, anche se non se ne rendono conto, chi guadagna migliaia di euro sfruttando il porno o qualche depravazione simile lo fa rendendo sé stesso una merce e contribuendo al nichilismo mercificante.

I genitori poi vogliono che il figlio diventi un dottore, avvocato ecc. vergognandosi quasi se invece poi il figlio finisce per fare l’idraulico.

Voglio sottolineare che ogni occupazione è potenzialmente un mezzo per la realizzazione e la comprensione di sé stessi. Che non è “cosa” si fa ma “come” lo si fa a fare la differenza. Che il pensare che un lavoro manuale sia inferiore ad uno diciamo “intellettuale” è il risultato di una mentalità malata e degenerativa le cui radici affondano nell’illuminismo. Ogni mansione fatta con presenza è un’arte. Vi è molta più arte in un impianto elettrico o in un buco fatto con presenza piuttosto che in uno dei tanti prodotti “artistici” il cui contenuto sempre più spesso è una logorrea mentale malata senza alcun senso del bello.

In questi giorni qui a Cascina Bellaria siamo in mezzo ai lavori e sono testimone di persone (elettricisti, idraulici, muratori, addetti alle pulizie, giardinieri ecc) che tramite il loro lavoro stanno rendendo questo luogo migliore, si guadagnano dignitosamente da vivere ma anche, senza rendersene conto, in un qualche modo modellano sé stessi.  

Aggiungo e concludo con una nota personale, le poche volte che riesco ad aggiustare e far funzionare qualcosa provo un senso di soddisfazione che non trovo in altre attività.  

m.m.

 
Marco Mandrino