Paradossi democratici 3: Donald Trump

 

Vorrei fare il possibile per evitare inutili polemiche fuori argomento, iniziando con il dire che questo post non è né pro né contro le politiche Trumpiane.

I “buoni” lo percepiscono con un senso di orrore. Tutti in Europa, persino i suoi fan, sono comunque sgomenti dalle varie iniziative politiche di Trump. I “buoni” democratici lo vorrebbero in galera e fanno fatica a digerire che sia stato eletto democraticamente e che la sua popolarità e il livello di soddisfazione degli americani nei suoi confronti stiano crescendo, nonostante i pennivendoli europei vorrebbero tanto raccontare il contrario (mostrano i quattro ricchi del Vermont che contestano e non i milioni di soddisfatti).

Le anime arcobaleno pacifiste non sopportano che possa far finire una guerra (ovviamente facendo gli interessi americani) e che abbia detto parte della verità sul comico di Kiev. Alcuni sembrano quasi disposti ad andare al fronte. Sarebbe divertentissimo!

L’autentico paradosso è un altro. Donald Trump, che piaccia o meno, è il primo Capo di Stato che fa quanto ha promesso in campagna elettorale. Noi europei siamo abituati ad ascoltare promesse che poi, dal punto di vista pratico, si perdono nella burocrazia dell'orrida UE.

Che ciò che Trump fa non piaccia è comprensibile: lui non agisce nell'interesse del "mondo" ma nell'interesse degli USA. Tutti gli Stati democratici dovrebbero pretenderlo, ma per paradosso ai fan della democrazia piacciono i governi tecnici che non fanno nulla se non mantenere l’apparato burocratico liberticida.

Ai democratici non piace che sia il popolo a scegliere. The Donald, invece, fa quanto ha promesso e agli europei democratici questo sembra pazzia.

m.m.

 
Marco Mandrino