Filosofia tra spirito e ragione

 

Il tema potrebbe essere il contenuto di un intero libro ed interessa il rapporto tra la filosofia, la spiritualità e la scienza.

Premetto che gli unici scienziati autentici sono esseri “non specializzati” e che sono sia scienziati che filosofi e mistici. Tra costoro posso citare Pitagora, Einstein, Edison, Faggin ed il grande Pavel Aleksandrovič Florenskij. In sostanza esseri “interi”.

In senso grossolano, la creatività in qualsiasi campo deriva dall’intuito, ovvero da uno spazio contemplativo e spirituale. La ragione è ciò che è utile a spiegare e tradurre la visione, e a volte anche il mezzo per rendere la visione manifesta, anche se tale traduzione comporta ovviamente una limitazione.

Gli individui della società in cui viviamo, totalmente genuflessa al credo scientifico, necessitano costantemente del “benestare” della scienza/ragione per prendere in considerazione qualunque cosa. Probabilmente perché si è così abituati, ed influenzati/manipolati, che non si crede neppure più all’evidenza e all’esperienza diretta, se questa evidenza non è corroborata da qualche “studio” scientifico.

Io non ne sento la necessità. Non ho alcun bisogno che la scienza e la ragione mi spieghi ciò che è evidente. Essendo repellente verso un linguaggio ed una modalità “moderata”, mi infastidiscono pure coloro che hanno un'intuizione, vedono la realtà per ciò che è, ma sentono il bisogno di spiegarla in termini razionali, per il semplice fatto che li percepisco comunque dei servi della chiesa scientifica. Nel mio caso, quando utilizzo modalità razionali, lo faccio solo per parlare con chi vede le cose diversamente da come le vedo io. Un tentativo, in pratica, di comunicare in un linguaggio comune pur sapendo che tale comunicazione sarà sempre limitata. 

m.m.

 
Marco Mandrino