Charlie Kirk
Qualche giorno fa, mentre parlava in un campus universitario e si confrontava senza timore con persone che per lo più la pensavano diversamente, è stato assassinato Charlie Kirk, attivista conservatore americano.
La notizia in Italia è uscita in sordina e l’obiettivo di ogni articolo sull’argomento sembra essere quello di mettere Charlie Kirk in cattiva luce. Il problema è che Charlie Kirk è stato ucciso dai “buoni”, quelli dei “diritti”, gli “antifascisti” che, in assenza di fascismo, riescono a manifestarne le peggiori qualità.
Charlie Kirk, al di là delle sue idee che per me non hanno così importanza (alcune le apprezzo, da altre mi sento distante), era un padre di famiglia, un uomo che credeva nel confronto diretto e non mediato dai social, che si impegnava nella sua comunità.
Sulla stampa nostrana è, come sempre, disumanizzato ed etichettato: ultradestra (l’evergreen), negazionista climatico, disinformatore durante il Covid.
Questo articolo vuole celebrarlo non come pensatore, ma come uomo coraggioso: un uomo che cercava di incarnare le sue idee, un essere umano morto per esse e che merita quindi rispetto.
m.m.